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Gay & Bisex

Heimat - 1


di HegelStrikesBack
28.06.2024    |    11.567    |    10 9.7
"Tra noi c’era una strana elettricità, Carlo mi piaceva..."
Tutti, per un motivo o per l’altro, ci ricordiamo il nostro primo giorno di liceo. Chi per paura, chi per ansia, chi per la voglia di conoscere gente nuova, chi per sentirsi grande, lo stampa in maniera incancellabile nella propria mente.
Io, invece, me lo ricordo perché quel giorno i miei occhi incrociarono quelli di Carlo. Sembrava più grande, Carlo, di quei quattordici anni che aveva, con i capelli corti e ricci, un mini accenno di baffo e quegli occhi castani e profondi. Era un bello inconsapevole Carlo, di quelli che si portavano in giro con la goffaggine di un’adolescenza appena esplosa e che quasi si stranivano quando ricevevano le attenzioni altrui. Eppure il corredo genetico non mentiva, la madre era una ex showgirl e presentatrice tv ormai votata al ruolo di mamma e di casalinga, il padre - che però non viveva più con loro - un calciatore che adesso allenava la squadra della nostra città. Entrò, addosso aveva un giubottino di pelle marrone e una t-shirt color sabbia, e si sedette di fianco alla finestra in terza fila. A pochi metri sedevamo io e la mia amica Vale. Venne a presentarsi con un sorriso ampio, aperto, genuino.
Tutti i ragazzi volevano averlo come amico, tutte le ragazze volevano averlo e basta.
Scolasticamente eravamo piuttosto complementari: io un disastro nelle materie scientifiche e molto portato per le umanistiche, lui un genio della matematica e della fisica ma un disastro in latino. Decidemmo pertanto per una forma di mutuo soccorso pomeridiano, che col senno del poi era semplicemente una scusa per la voglia che avevamo di stare insieme anche fuori dall’orario scolastico. Studiavamo a casa di sua madre, un bellissimo attico in un palazzo pietravista non lontano dalla scuola: eravamo anche piuttosto diligenti sebbene ci fosse sempre tempo e modo per il cazzeggio e il rendimento scolastico di entrambi crebbe notevolmente, col favore dei nostri docenti e dei nostri genitori che vedevano sempre più di buon occhio questa sinergia che era nata.
Fu poco prima di Natale che, un pomeriggio in cui Laura, la madre di Carlo, era uscita per delle commissioni, Carlo decise di svelarmi un segreto.
Tramite eMule, che per me era uno strumento all’epoca sconosciuto, era riuscito a scaricarsi un vero e proprio arsenale di film porno: roba incredibile che io scorsi a bocca aperta, incredulo che ne potessero esistere così tanti in un solo computer.
“Ti va se ne guardiamo uno prima che rientri mia madre?” - chiese Carlo col groppo alla gola.
Non ebbi coraggio di rispondere: mi limitai ad annuire.
Tra noi c’era una strana elettricità, Carlo mi piaceva. Mi piaceva stare con lui, ridere con lui, spesso la sera quando io rientravo a casa mia, dopo aver cenato coi miei ci telefonavamo per parlare ancora.
A Carlo però, a dir suo, piacevano le ragazze - una in particolare, Benedetta della sezione C - cosa che mi aveva sempre inibito dal cercare qualsiasi forma di approccio.
Il porno partì, scelto da lui e venduto come il suo preferito. S’intitolava “Dietro da impazzire” e vedeva come protagonista Brigitta Bulgari trapanata selvaggiamente da Omar Galanti. Carlo ed io eravamo rapiti dalla visione e paonazzi dallo sconvolgimento ormonale provocato da essa. I pantaloni della tuta indossati da Carlo non lasciavano molto spazio all’immaginazione, la sua erezione premeva ai limiti dello spasmo e la sua mano la accarezzava da sopra il tessuto jersey grigiastro.
“Ti dispiace se…”
“No, no, figurati… anzi, posso…?”
“Sì sì, ovvio”
Non riuscimmo a finire le frasi per l'imbarazzo e ci calammo in un sol colpo pantaloni e mutande mentre la Bulgari s’infilava la mazza di Galanti in gola, fino all’ultimo centimetro. Non avrei mai avuto il coraggio di ammetterlo ma avrei voluto fare la stessa cosa al cazzo di Carlo: certo non era superdotato come Omar ma era decisamente un bel pisello per un quattordicenne, circondato da un bel giro di pelo e ornato di due palle di dimensioni large pronte ad esplodere. Molto più bello di quelli di Lorenzo e Marco, i miei amichetti di seghe estive delle medie. L’occhio evidentemente dovette soffermarsi un po’ troppo a lungo su quell’affare perché Carlo se ne accorse subito.
“Oh ma la smetti di fissarmelo? È il primo che vedi per caso?”
“No, no… figurati, le scorse estati con i miei amici delle medie ci guardavamo qualche video e qualche rivista insieme… è solo che… ehm, non ne avevo mai visto uno così grosso”
“Ma quello del film è molto più grosso del mio!”
“Dal vivo intendo…”
Carlo fece spallucce e ricomincio a menarselo di furia.
Era bello vederlo socchiudere gli occhi per godersi il tocco della sua mano e contorcersi dal piacere che sapeva darsi. Dopo poco mi porse uno scottex e ne prese uno anche lui.
“Sto per venire”
“Anche io…”
Carlo chiuse la cappella dentro lo scottex per evitare di imbrattarsi la tuta, cercai di imitarlo ma con meno successo e un po’ mi sporcai la camicia: fortunatamente c’era il maglioncino di lana blu a coprire la macchia. Giusto il tempo di concludere ed aereare un po’ la stanza che Laura rientrò a casa.
Carlo mi fece l’occhiolino. Era ufficialmente il nostro segreto.
Da quel pomeriggio di dicembre, ogni volta che Laura usciva, noi ci calavamo i pantaloni e davanti ad un porno nuovo di zecca ci masturbavamo con quel gusto e quel senso del proibito che solo due quattordicenni riescono ad avere.
Tra un quesito di algebra e l’altro, poi, un pomeriggio mi chiese delle mie esperienze di seghe con gli amici delle medie. Gli raccontai tutto, di come avevamo cominciato a confrontarcelo durante una gita scolastica, del papà di Lorenzo, stimato chirurgo estetico, che però nel suo studio custodiva decine di VHS hard e di come durante l’estate quando i suoi genitori non c’erano, con la scusa di un torneo di PlayStation o di semplice cazzeggio pomeridiano insieme, finivamo a segarci come dei forsennati fino a che non ci faceva male il pisello.
“E vi siete mai segati a vicenda?”
Esitai nel rispondere, non sapevo se esibire la verità con nonchalance o se mentire spudoratamente.
“Tranquillo, non c’è niente di male eh… è capitato anche a me. È normale credo.”
Confessai dunque che c’erano stati dei giochi di mano, però boh, non mi ero divertito particolarmente: né Lorenzo né Marco erano particolarmente ben messi, anzi, avevano dei cazzetti piuttosto piccoli anche rispetto al mio che non è mai stato da film porno e quindi non è che mi divertisse particolarmente l’idea di toccarli. Avrei volentieri toccato quello di Carlo, quello sì, ma avevo troppa paura di espormi e rovinare quello che in quel momento avevo e mi piaceva.
Anche Carlo finalmente si aprì, lui coi compagni di classe non aveva legato tantissimo, era arrivato in città da Napoli durante la seconda media e non si era inserito bene nel gruppo che era già formato. Le esperienze le aveva avute coi cugini di Napoli, più grandi e anche ben dotati, che lo avevano svezzato e gli avevano insegnato come godere da solo e anche come far godere loro. Provai un misto di eccitazione e di gelosia nel sentire quel racconto: anch’io volevo fare quelle cose con Carlo, ma come proporglielo?
La presi molto, molto larga.
“E quand’è successo l’ultima volta?”
“L’estate scorsa, ma solo con uno dei due, l’altro dice che è diventato troppo grande per queste cose e forse ha ragione…”
“E non ti piacerebbe riprovare?”
“Boh, non so, magari un giorno…”
Quel magari un giorno accese una piccola speranza nel mio cuore. Certo, ci sarebbe voluta la situazione giusta, ma chissà, magari un giorno…

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